La scrittrice Lea Melandri ha tenuto un laboratorio rivolto alle insegnanti. “Un metodo che potranno usare con ragazze e ragazzi”.
“Abbiamo sperimentato forme di scrittura automatica, a partire da frammenti di testo che ho selezionato. Quello che negli anni Settanta chiamavamo pratica dell’autocoscienza”. Lea Melandri, scrittrice e storica del femminismo, ha tenuto, lo scorso aprile, un laboratorio rivolto alle insegnanti coinvolte nel progetto A scuola con Zazie, in un’aula dell’istituto comprensivo Gullo di Cosenza.
Come un flusso di coscienza
Scrivere di getto, come un flusso di coscienza, a partire da alcuni brani proposti da Melandri: frammenti di poesie di Sibilla Aleramo, stralci dal romanzo “Smarrirsi in pensieri lunari” della fisica Agnese Piccirillo (in arte Seranis), dai saggi dello scrittore Carlo Michelstaedter, dello psichiatra Elvio Facchinelli, da Freud, dalla stessa Melandri, dal romanzo “Il piccolo principe cannibale” di Francoise Lefevre, sul rapporto col figlio autistico.
Il metodo Melandri
“È un corso pratico che ha finalità formative e terapeutiche, un metodo che le insegnanti potranno usare coi ragazzi. Per sottrarre i ruoli di genere all’idea che siano naturali, e arrivare così alla parità, bisogna lavorare molto su di sé, andare alle radici dell’essere umano. Ci portiamo dietro una cultura secolare in cui il rapporto uomo-donna, così com’è stato concepito, ha influenzato il nostro modo di vedere”, spiega Melandri.
L’importanza dell’ascolto
Lei di patriarcato ne sa qualcosa. “Provengo da una famiglia contadina molto povera, in cui la violenza era all’ordine del giorno. Grazie a un tema in classe sono riuscita a raccontare la mia esperienza. Per questo è importante la capacità di ascolto da parte delle insegnanti”. Che hanno accolto il laboratorio con entusiasmo. “Abbiamo scoperto parti di noi che non sapevamo di avere”.
Simona Negrelli